La rivincita di Cenerentola

Pessima abitudine, tutta italiana, piangersi addosso e screditare il nostro sistema sociale e politico. È vero molte cose non funzionano e di “angoli oscuri” ve ne sono molti, tuttavia non è certo con la chiacchiera e la lamentela che possiamo pensare di migliorare la situazione. D’altra parte tutti riconoscono al popolo italiano la caratteristica di dare il massimo nelle difficoltà esprimendo al meglio le proprie potenzialità (creatività, imprenditorialità e tenacia solo per citarne alcune) quando non esistono alternative.
La situazione socio economica che stiamo attraversando dal 2008 e che ha portato al collasso alcuni sistemi finanziari internazionali ci ha costretti nell’angolo. Il cambiamento in corso è epocale. Si è chiuso un ciclo economico e non si intravede ancora una via d’uscita dalla crisi. In questo contesto la scuola superiore e l’università stanno vivendo la cosiddetta “riforma Gelmini”. Ci siamo già soffermati a lungo sugli aspetti economici (riduzione delle risorse sia per la didattica che per la docenza) ma troppo poco sulle novità metodologiche normate nel provvedimento. Del resto già la riforma Gentile (1923) si dilungava sulle problematiche economiche (nomina docenti, organizzazione, stipendi) dedicando poco spazio alle questioni importanti (didattica, metodologie, contenuti). Questa modalità nell’affrontare le problematiche della scuola ci deve far riflettere. La libertà di insegnamento, alternativamente sbandierata o temuta dai governi al potere, rischia di scadere in un vuoto metodologico e didattico assoluto. Spesso si discute a lungo sull’utilità delle linee guida, gli ex programmi ministeriali, per contro di didattica e metodologia dell’insegnamento pochi ne parlano. Si sprofonda nell’abisso del nulla, nell’assoluta mancanza di indicazioni e di uno studio puntuale e preciso che ci consenta di coordinare in modo intelligente e funzionale contenuti, fini, obiettivi per giungere al prodotto finale. Analisi della realtà, definizione degli obiettivi, attuazione della lezione con l’impiego di strumenti adeguati, esercitazione con l’elaborazione di un prodotto (un piatto di cucina ma anche un testo scritto o l’esposizione di una relazione per una conferenza scientifica); ecco gli ingredienti della ricetta con sullo sfondo il profilo professionale dello studente in uscita e quindi l’obiettivo finale della formazione di un giovane alla vita e al lavoro. Un passo in avanti, almeno a livello teorico e concettuale, è stato fatto dalla riforma che introduce come elemento cardine della nuova metodologia scolastica la DIDATTICA LABORATORIALE. Questa metodologia è stata introdotta trasversalmente in tutte le scuole e università e ha imposto al nostro sistema formativo una svolta CULTURALE epocale. La Cenerentola della scuola italiana (la scuola professionale) ha quindi imposto al fratello maggiore (il liceo) le sue regole e la sua didattica. Una didattica basata sul saper FARE (acquisire abilità) ed ESSERE (possedere le conoscenze necessarie impiantate su un substrato umano e culturale importante). Una realtà da sempre impiantata sul lavoro (laboratori, stage, interconnessione fra scuola e impresa) che vive di concretezza contraddistinta dallo stile progettuale.
Certamente siamo lontani dall’applicazione totale della riforma. In educazione, come anche nell’ambito della formazione, i risultati, è bene ricordarlo soprattutto ai politici che negli ultimi anni hanno massacrato la scuola professionale con ben 3 riforme in quindi anni, richiedono il tempo di una generazione (20-25 anni). Rimangono certo, come ogni cambiamento epocale, molti nodi da sciogliere ma mettendo in gioco tutta la nostra capacità e le nostre risorse e soprattutto con il duro lavoro di tutti usciremo ancora a “riveder le stelle”.

Ipxe dixtit – Emilio – J. J. Rosseau
“Quando vedo che si limitano i giovani a studi puramente speculativi e che poi, senza la minima esperienza, sono gettati d’un tratto nel mondo del lavoro e negli affari, trovo che si urta non meno la ragione che la natura e non mi sorprendo più che così poche persone sappiano condursi bene”.

Didásko – Scuola e Formazione

Di Giovanni Guadagno