Grandi eventi, quotidiane fatiche

Ci risiamo! Inesorabile e implacabile inizia un nuovo anno scolastico. I primi giorni di scuola mantengono comunque, volti abbronzati e pantaloncini corti, il clima disteso delle vacanze estive. Anche il dirigente scolastico, alias Preside dei tempi che furono, i collaboratori tecnici, alias bidelli, e persino i professori interagiscono fra loro e con gli alunni con una certa buona dose di cordialità.

Sappiamo durerà poco e che presto dovremo scendere nella quotidianità della scuola fra spiegazioni, che costringeranno gli alunni a sforzare il loro intelletto per comprendere e quindi “sudare sui libri”, esercizi, che metteranno a dura prova l’intelligenza di tutti. Un conto è, infatti, conoscere l’argomento e altro è, invece, applicare correttamente teoremi e regole a soluzioni di problemi e casi pratici. La difficoltà poi diventa timore nelle temute interrogazioni e verifiche, che negli istituti alberghieri di ogni ordine e grado si concretizzano anche attraverso prove pratiche non sempre di facile esecuzione.

Spesso, presi come siamo dai mille problemi lavorativi e non, perdiamo di vista gli obiettivi e il fine ultimo del nostro andare. Ognuno di noi ha, più di una volta nella vita, sognato di raggiungere un traguardo: singolarmente o insieme ad altri abbiamo abbracciato un ideale.

Poi, al solito, le cose non vanno per il verso giusto. Ci scontriamo con la “dura” realtà quotidiana e lo sguardo cade pesantemente in basso. Cadiamo in vortici di sconforto e arranchiamo per trovare una via d’uscita. Siamo figli della nostra cultura umanistica e il quotidiano, nonchè la soluzione dei problemi contingenti, ci distraggono dai grandi obiettivi che ci siamo posti almeno una volta nella vita.

In Italia è così per molti aspetti della vita sociale; due esempi su tutto: la scuola e il lavoro. Come affrontare le problematiche concrete e quelle esistenziali? Dobbiamo reagire abbandondonando anzitutto il “me ne frego” e abbracciando definitivamente “il si può fare”. Rinunciamo, una volta per tutte, alla posizione del “tanto non cambia mai niente” per credere e sperare in un mondo migliore.

Obiettate pure che questo è idealismo puro ma indicatemi anche quale altra via volete seguire per garantire un futuro e un domani, non solo ai nostri figli, ma anche a noi stessi.

In questi ultimi anni la mancanza di una politica adeguata, che scegliesse cioè in quale direzione andare e non elargisse benefici a pioggia un po’ su tutti per tenerci buoni, è stata una delle mancanze più evidenti della nostra nazione. Tuttavia non possiamo però prescindere da uno sforzo personale: ognuno di noi nel proprio impegno quotidiano nel sociale e sul lavoro, nella scuola e in famiglia, deve fare argine e contenersi e contenere il perdersi nel vortice dei problemi.

Come pensa Arturo nel romanzo di Elsa Morante “L’isola di Arturo” anche noi non desideriamo più sapere e quindi il nostro sguardo è basso e nemmeno vediamo la punta dei nostri piedi.

L’Italia è la culla della cultura e del turismo mondiale. Nella nostra scuola alberghiera siamo depositari di una grande tradizione di ospitalità e accoglienza. Se abbiamo, come pragmaticamente è corretto affermare, in tutto, o in parte, smarrito questa via, dobbiamo ritrovarla, senza nostalgie o revanchismi, e costruire intorno ad essa nuovi percorsi.

La scuola alberghiera trasmette uno stile di vita, un modo di relazione con gli altri oltre a che tutte le tecniche necessarie per svolgere il proprio lavoro in modo professionale. Ci dobbiamo credere e soprattutto non lasciare che alcuno ci sottragga il nostro sogno di un mondo migliore.

Ipse Dixit – Elsa Morante – L’isola di Arturo
“Tutti quanti si occupavano di cose semplici, naturali. Solo io andavo seguendo dei misteri terribili e straordinari, che forse nemmeno esistevano e che, inoltre, non desideravo più di sapere.”

Didásko – Scuola e Formazione

Di Giovanni Guadagno