Valutare e Verificare

A scuola, come nella vita professionale, uno dei passaggi trascurati è quello della verifica e della conseguente valutazione dei livelli raggiunti. Lontano è il ricordo, che spero appartenga ormai a una scuola che non è più, dove la verifica era vista come un momento punitivo per reprimere le situazioni di indisciplina di un singolo o peggio ancora di un’intera classe. Una scuola che si preoccupava di esprimere valutazioni dirette a reprimere e penalizzare direttamente l’allievo e non a correggere gli errori contenuti nell’elaborato. Bollati questi lontani ricordi come madornali errori emergono altre leggerezze metodologiche. Un errore grossolano è considerare la verifica come momento a se stante e non parte di un percorso.

Troppi docenti concentrano tutte le loro capacità ed investono le loro risorse per sviluppare le lezioni e, proprio perché appassionati della loro disciplina, vorrebbero sfruttare tutto il tempo a loro disposizione per trasmettere un bagaglio completo ai loro allievi. Il rischio è perdere di vista l’elemento fondamentale: l’obiettivo del lavoro di docente è riuscire a trasmettere all’allievo conoscenze, competenze e abilità verificandone l’avvenuta acquisizione. Si rende quindi necessario pianificare da subito i momenti di verifica da subito inserendoli in un percorso lineare e logico programmandone modalità e tempistica. La verifica è quindi parte integrante della programmazione didattica e può essere articolata su più livelli. Classici sono tre livelli di verifica dal test, a scelta multipla oppure vero o falso, al testo di cinque righe fino all’elaborato di venti righe.

Per ogni argomento possiamo quindi somministrare alla classe tre prove: dalla verifica a scelta multipla per verificare la semplice acquisizione di un lessico appropriato, l’immediatezza dell’apprendimento, l’elasticità e l’attenzione dell’allievo. Con la domanda a risposta breve contenuta in cinque righe si può valutare la capacità di individuare le parole chiave ed ordinarle in una frase compiuta. Con la costruzione un periodo di venti righe il pensiero diventa molto più articolato e complesso dando spazio anche a collegamenti interdisciplinari.

Per le materie che prevedono una valutazione pratica il livello di valutazione superiore è d’obbligo sia quello di applicazione delle competenze. E’ quindi nella prova pratica o nel caso pratico che tutta la programmazione disciplinare acquisisce il suo senso specifico. La prova pratica offre una vasta gamma di possibilità: dalla valutazione della singola prova mirata all’acquisizione di una tecnica (tagliare, disossare, filettare) alla prova relativa alla preparazione di un piatto completo. In ogni caso è il docente che deve avere e trasmettere chiarezza rispetto alla prova abbandonando definitivamente tre madornali errori:

  1. la verifica come strumento di punizione
  2. il voto espresso sulla persona “ti meriti questo voto” e non in relazione alla prova sostenuta “il tuo lavoro vale questo voto”
  3. l’idea che tutto si compia in quella prova e che non ci sia possibilità di recupero. Dobbiamo sempre dare ai nostri allievi una visione positiva e far intravedere loro una possibilità di miglioramento.

Ipse Dixit – Albert Einstein

Non insegno mai nulla ai miei allievi. Cerco solo di metterli in condizione di poter imparare.