In questi ultimi decenni mille voci, di ogni parte politica e produttiva del paese, hanno condannato la scuola bollando il sistema formativo come incapace di dare un contributo significativo allo sviluppo economico e sociale del nostro paese. A molti, è vero, piace “vincere facile”. Altri, per abitudine o vigliaccheria, prediligono “sparare sulla croce rossa” e quindi trovano naturale la critica estrema, continuativa e gratuita su chi, e nella scuola è per tutti così, non avendo interessi economici da difendere porge istituzionalmente “l’altra guancia”. La scuola è patrimonio di tutti; è un bene comune da preservare e tutelare; è un investimento, non solo economico ma anche culturale, sul quale tutti ora spergiurano di voler puntare per uscire dalla crisi finanziaria che attanaglia il nostro sistema produttivo. Per decenni si è discusso se riformare la scuola superiore; ora ci siamo, dall’anno scolastico 2014-2015 la riforma entrerà a pieno regime e quindi, fin d’ora, non è più il tempo di discutere a lungo sul “SE” questa riforma andrà a buon fine ma viceversa dobbiamo concentraci sul “COME” portare a casa risultati concreti nei prossimi due anni.
Il settore enogastronomico, specificatamente quello della ristorazione e dell’ospitalità alberghiera, può diventare locomotiva trainante della ripresa produttiva del paese a patto che a livello politico ed imprenditoriale vengano impostati piani di sviluppo e relativi investimenti. A noi, rappresentanti delle associazioni da categoria e della scuola, spetta invece fare sintesi e batterci per un progetto culturale di sviluppo professionale credibile e di successo che favorisca l’affermazione della cucina, della scuola, della formazione professionale e dei cuochi italiani in tutto il mondo.
La riforma della scuola ha certamente molti punti deboli. Allontaniamo definitivamente polemiche e perdite di tempo e concentriamo le nostre energie su cinque punti nevralgici da utilizzare come leva per migliorare gli aspetti negativi che la riforma ha generato.
1. Puntare ad aumentare, nei limiti consentiti dall’autonomia scolastica, le ore dei laboratori professionali specifici. La finalità di questa azione è di dare la possibilità di attuare programmi che rispondano all’esigenza di esercitare le abilità secondo una tempistica adeguata. Occorre quindi che i colleghi di laboratorio si coalizzino per fare pressione sui collegi docenti, sui dirigenti scolastici e sugli organi territoriali competenti affinché vengano attivate le procedure per implementare le ore di laboratorio con assegnazione del necessario personale in organico.
2. Realizzare profili professionali aggiornati e progetti formativi solidi. E’ necessario sviluppare percorsi nuovi che siano validi, originali e condivisibili con il mondo del lavoro. Nella scuola ovviamente dobbiamo lavorare in prospettiva è creare profili che andranno collocati sul mercato tra cinque/ dieci anni.
3. Declinare i progetti in specifiche programmazioni professionali utilizzando la didattica delle conoscenze e delle abilità. Non è più possibile ripetere i programmi vetusti ed ampi del passato. Si rende necessario scegliere su quali priorità puntare per dare ai giovani un percorso di formazione mirato e non generalista. La programmazione realizzata secondo la didattica del progetto (programmazione per competenze) tenendo conto delle “Linee Guida” reperibili sul sito del MIUR dovrà essere snella, concreta, attuabile nei tempi, verificabile e necessariamente escludere una quantità di informazioni e nozioni puntando decisamente sul ragionamento e l’applicazione di regole e conoscenze.
4. Nel corso dei programmazioni d’Istituto, di classe e di materia e nelle relative verifiche di fine anno scolastico definire come intendiamo procedere per declinare l’auspicata “didattica laboratoriale”. Nelle linee guida della riforma il concetto è richiamato per diverse discipline non solo per quelle specificatamente legate all’esercizio pratico. Secondo la riforma la “didattica laboratoriale favorisce lo sviluppo delle competenze nell’intero percorso formativo. Nel quinto anno, in particolare, la risoluzione di casi e l’organizzazione di progetti in collaborazione con il territorio e con le imprese del settore, contribuisce all’orientamento degli studenti nella prospettiva della transizione al mondo del lavoro o dell’acquisizione di ulteriori specializzazioni o titoli di studio a livello post secondario”. Come concretamente declinare questo principio in tutte le materie del curricolo? Qui non si parla solo delle materie professionali ma di tutte le materie del percorso scolastico.
5. Non dismettere il patrimonio culturale e professionale dei nostri Istituti Alberghieri. Negli ultimi vent’anni abbiamo affrontato ripetute, e spesso contraddittorie, riforme degli istituti professionali. La riforma ci permette di salvaguardare alcune delle cose buone presenti nel vecchio ordinamento. L’esperto di settore che doveva essere obbligatoriamente presente all’esame di qualifica di terza viene “recuperato” con l’istituzione del “Comitato Tecnico Scientifico”. Il caso pratico della materia di Organizzazione e Gestione delle Imprese Ristorative (che dall’anno scolastico 2014-2015 risulterà definitivamente abrogata) viene incentivato nello sviluppo della didattica laboratoriale. Gli stage (e l’alternanza scuola lavoro) sono stati indicati dalla riforma come strumento principale per il dialogo con il territorio produttivo. Spetta a noi comunque vigilare e fare in modo che queste intenzioni vadano a buon fine.
Obiettivo immediato sarà capire come procedere in preparazione all’esame di stato dell’anno scolastico 2014/2015 che vedrà affacciarsi in quinta le materie professionali di laboratorio. In attesa delle indicazioni ministeriali mettiamoci all’opera e teniamo alta l’attenzione. Un grande lavoro da svolgere, un lavoro nuovo. Per i professionisti della scuola una grande sfida.
Ipse Dixit – Gualtiero Marchesi – Il codice Marchesi
“Che cos’è che definisce una cucina? Soprattutto la tecnica culinaria adottata. A discriminare un cuoco improvvisato da uno professionista è proprio il corretto impiego delle tecniche. Attraverso il loro uso e la conoscenza degli ingredienti su cui opera, il cuoco professionista cerca di realizzare il piatto perfetto e, una volta realizzato, lo riproduce uguale ogni volta che vuole”.
Didásko – Scuola e Formazione
Di Giovanni Guadagno