“Ci serve una buona scuola perché l’istruzione è l’unica soluzione strutturale alla disoccupazione, l’unica risposta alle nuove domande di competenza espresse dai mutamenti economico e sociali.”
dall’introduzione a “La buona scuola”
A metà novembre si è chiusa la consultazione popolare sulla Buona Scuola voluta dal governo Renzi. Riuscirà la modalità della partecipazione allargata a dare voce agli operatori del settore e non ai burocrati di palazzo? Nell’intenzione di promuovere un certo tipo di scuola e di formazione professionale e lo sviluppo di una cultura del lavoro e dei mestieri ho partecipato attivamente al dibattito lanciando alcune proposte che riassumo in questo articolo. Con l’auspicio di poterci lavorare sopra ulteriormente a beneficio della formazione professionale dei cuochi.
Una svolta culturale
Molte sono le carenze formative dei giovani che si affacciano oggi in cucina. Spesso anche voi le avete evidenziate sulle schede di valutazione che la scuola vi invia con allievi, non sempre adeguatamente motivati, per esperienze di stage. E’ evidente che il problema non può essere risolto semplicemnte “facendo più ore di pratica” o insistendo con questa o quella ricetta. Si tratta di rifondare la base culturale della nostra scuola. La proposta del governo tende a dare ampio spazio alle discipline artistiche, dalla musica alla pittura, e non menziona materie che possano addestrare i giovani alla principale pratica utile alla formazione di professionisti del settore ristorazione: l’abilità manuale. E’ indispensabile dare nuovo prestigio sociale ai mestieri artigiani. Lo sviluppo dell’intelligenza della mano dovrebbe diventare metodologia obbligatoria per le scuole di ogni ordine e grado. Sarà necessartio puntare decisamente all’acquisizione di abilità diverse e accettare che ogni allievo possa raggiungere obiettivi diversi. E’ indispensabile inoltre modificare l’idea di orientamento alla scelta. Oggi questo delicato momento nella vita di ogni adolescente è pesantemente condizionato dall’emotività e basato sul famoso “sogno nel casetto”. Occorre puntare invece sulle effettive capacità ed attitudini dimostrate dal discente. Ovvio questo comporta la necessità di costruire percorsi di orientamento che facciano maturare nell’allievo la coscienza delle proprie naturali capacità. Inoltre prevede la competenza e l’autorevolezza dei docenti che esprimono il parere di orientamento. Infine la maturità dei genitori che accompagnano il giovane alla scelta e non la obbligano. Non è forse per una somma di incompetenze, e di immaturità degli educatori, che i giovani rimbalzano sul mondo del lavoro? Ripensare e rilanciare la scuola delle arti e di mestieri. Attualmente il lavoro pratico/ manuale è stato relegato in serie B. La scuola, negli ultimi decenni, ha sfornato generazioni di incapaci a svolgere lavori manuali. Tornare a formare tecnici e quadri competenti che sappiano come fare il lavoro e perché.
Manualità
Manca l’attenzione allo sviluppo delle capacità manuali dei piccoli. La nostra è una scuola che ha condannato il lavoro manuale fin dai primi anni del percorso. Inserire materie scientifiche e artistiche non è sufficiente. Serve inserire di queste materie la modalità di lavoro laboratoriale. Si tratta cioè di fare musica, fare arte, fare laboratorio di scienze e non studiare storia della musica, storia dell’arte o teoria delle scienze. Fare aiuta a capire. Se grande spazio viene dato alla scienza e alle arti, grande potenziale del nostro paese, quasi nullo è lo spazio che nella scuola del futuro si riserva alla cultura agricola e alimentare. Il settore agroalimentare è una grande risorsa italiana che non ha mai goduto del supporto della scuola ne tantomeno di investimenti e valide politiche economiche. Siamo ancora condizionati dalle fatiche dei contadini del passato e consideriamo il lavoro manuale come inferiore.
Ipse Dixit – Vàclav Havel – Il potere dei senza potere
“Un buon lavoro è quindi realmente la critica di una cattiva politica”
Didásko – Scuola e Formazione
Di Giovanni Guadagno