Expo 2015. Italia, Italia!

Noi italiani siamo spesso affetti da esterofilia. Agli stranieri invidiamo tutto, persino il cibo che è una delle cose che tutto il mondo invece ci invidia insieme ai beni artistici, ai paesaggi, alle spiagge, al sole, ai monti e a tante altre cose ancora… Ma di sa: L’erba del vicino è sempre più verde!

Da italiani una visita al padiglione Italia in Expo non può mancare, ci accoglie l’Albero della Vita che con la sua grande chioma svetta verso il cielo a 37 metri di altezza, sorretta da un complesso ed elegante intreccio di legno e acciaio.

La grande struttura si erge al centro di Lake Arena, specchio d’acqua su cui si affacciano ampie gradinate, il maggiore spazio open air dell’area, L’Albero è di fronte a Palazzo Italia, luogo di rappresentanza dello Stato e del governo italiano.

Al palazzo si accede dalla piazza interna, grande hall di accoglienza dei visitatori, dove superfici inclinate e curve conferiscono fluidità e dinamismo alle volumetrie architettoniche disegnando uno spazio suggestivo. La grande scala che si innalza dalla piazza attraversa longitudinalmente lo spazio e ne connette visivamente tutti i piani. Entriamo nel palazzo e ci accoglie la sala delle testimonianze: le voci, i volti e le storie di italiani che hanno applicato il loro genio e lo hanno saputo far fruttare. Ovviamente non mancano le storie di colleghi cuochi, anche noi siamo quindi la potenza del “saper fare”.

Alla bellezza dei monumenti e dei paesaggi sono dedicate le successive sale, in mirabile gioco di specchi si rivivono tutte le emozioni della nostra bella Italia.

La capacità, tutta italiana, di esprimere il meglio di noi nelle circostanze più proibitive si misura tutti i giorni con la potenza del limite. L’arte di arrangiarsi certo aiuta e ci spinge oltre, tuttavia questo gioco, portato all’eccesso, diventa d’azzardo. Non è possibile travisare principi e regole. Di fronte a questo bisogna fermarsi a riflettere, pianificare il futuro, programmare e ritrovare la capacità di costruire, applicare schemi e soprattutto ripeterli. Le variabili non possono diventare la costante della nostra vita sociale ed economica. Di fronte a ciò dobbiamo fermarci e rinunciare alle via di fuga e alle scappatoie. Dobbiamo riconoscere che questa potenza è un’arma a doppio taglio e che il sistema, quello stesso sistema Italia che l’ha generata, è esso stesso il limite.

Cosa cambiare quindi per il futuro? Nella sala successiva le piante rappresentative di tutte le regioni d’Italia ben riassumono le diversità e le speranze per il nostro domani unitamente alla Carta di Milano (www.carta.milano.it) che tutti possono firmare per sottoscriverne i principi.

Ma concretamente come possiamo portare queste domande nella nostra scuola? Quali scelte culturali siamo in grado di compiere per introdurre le nuove generazioni allo sviluppo delle loro abilità? Quali scelte progettuali e programmatiche stiamo compiendo? Possiamo ancora lasciare tutto in mano al “genio italico” e alla buona volontà dei singoli?

Ipse Dixit – Carta di Milano
“Un futuro sostenibile e giusto è anche una nostra responsabilità”

Didásko – Scuola e Formazione

Di Giovanni Guadagno